Pueblo

Pueblo

Era il lontano 2002 quando una coppia di “giovani” Kiesling e Kramer sfornavano questo titolo che, almeno per me, è passato abbastanza in sordina fino a questo momento. Difatti dopo ben 22 anni, pochi giorni fa è uscita una riedizione nuova nuova di questa piccola perla ludica: sto parlando di Pueblo.

Pueblo è un gioco da 2 a 4 giocatori ad alta interazione, in cui vi vedrete nei panni di costruttori dell’Arizona, nell’intento di costruire una città. Da lì il nome pueblo (in spagnolo popolo/paese)che è un termine utilizzato proprio per indicare gli agglomerati urbani dei vecchi nativi di quelle zone, con le loro caratteristiche abitazioni “cubiche” impilate le une sulle altre. Il capo tribù però, dandoci questo incarico edilizio, controllerà che nessuno si metta in mostra più di altri.

Ogni giocatore, in base al numero dei partecipanti, comincia con un certo numero di pezzi (una sorta di polimini tridimensionali, ma tutti della stessa forma) divisi in due colori: alcuni saranno bianchi, cioè neutri, e altri saranno del proprio colore scelto ad inizio partita.
Il costruttore di turno dovrà posizionare uno di questi “mattoni” nella griglia quadrata del tabellone centrale, e subito dopo muovere da 1 a 4 passi il capotribù, che corre lungo il perimetro di questa griglia.

Dopo averlo mosso, esso guarderà tutte le caselle di fronte a lui in linea retta e per ogni quadrato colorato che vedrà attribuirà dei punti al suo proprietario in base alla sua altezza, cioè 1 se a livello del terreno, 2 se al secondo piano e così via. Se invece terminerà il suo movimento in uno dei quattro angoli del perimetro assegnerà sempre e solo 1 punto per ogni quadrato colorato che vedrà dall’alto nel rispettivo quarto di scacchiera.

Quando tutti i pezzi saranno stati posizionati la partita terminerà e ci sarà un ultima fase di punteggio in cui il capotribù darà ancora punti facendo un giro completo di tutto il perimetro!

Vi ricordate però che all’inizio dicevo che nessuno dovrà mettersi in mostra? Ecco, questo nel gioco si traduce che vincerà chi farà meno punti! Non ve lo aspettavate vero? Ho tenuto questo plot twist appositamente per sorprendervi.

Il gioco si presenta molto lineare e molto semplice nelle regole come avete visto: piazzi pezzo, muovi capotribù, conti eventuale punteggio. Niente di più e niente di meno. Tuttavia quei due volponi degli autori ci costringono a nascondere le nostre parti colorate per non farci avanzare sulla track dei punti e questo rende la partita molto strategica e molto cattiva verso i nostri avversari.

La forma particolare dei nostri polimini, e il fatto che da regolamento saremmo obbligati ad alternare (per così dire) il piazzamento dei mattoni bianchi e quelli del nostro colore, vincere rappresenta una sfida più ardua del previsto, credetemi.

Pueblo varianti di gioco

Se questo livello di profondità non vi basta sappiate che ci sono due varianti aggiuntive da poter introdurre nella partita, anche insieme: delle tessere giardino, che posizionate random nel setup vi negano la costruzione su quelle caselle, e un asta iniziale di punti per dare l’ordine di turno, che rappresenta un gran vantaggio in questo gioco.

Beh, che dire, le regole semplici e la profondità che ne deriva lo rendono un piccolo gioiellino che può essere intavolato coi neofiti, ma soddisfare anche i giocatori più scafati.

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