L’amore al tempo della mucca pazza
(prima del 2000)
-C’era una volta,
tanto tempo fa, un bambino.
Il suo nome era Diego e frequentava la 1^ media.
Si era trasferito nella grande città soltanto all’inizio di quell’anno e tutto gli sembrava ancora un po’ nuovo e terrificante rispetto al paesino dove abitava fino a qualche mese prima.
A Diego piaceva andare a scuola, era bravo, riusciva a prendere buoni voti senza doversi impegnare più di tanto, ma quell’anno le lezioni avevano cominciato ad assumere un fascino tutto nuovo.
Il primo giorno di scuola Diego era rimasto folgorato e scioccato da una visione. Un’epifania mistica, un’annunciazione metafisica di quello che lo avrebbe perseguitato per tutta la pubertà e oltre: un paio di tette.
Ebbene sì, nella Grande Città era tutto più grande e questo, a quanto pareva, riguardava anche il seno delle coetanee del piccolo Diego.
Non che il nostro innocente protagonista non sapesse cosa fosse o che ci fosse, ma mai prima di quel momento gli era capitato che il suo sguardo puro fosse così magneticamente attirato verso quel morbido rigonfiamento.
Il tempo passava velocemente nonostante Diego non riuscisse a togliersi dalla testa la dolce proprietaria di quella visione, che poi, a dirla tutta, era molto carina anche nel resto.
Un giorno, quando ormai l’anno scolastico volgeva al termine, il bambino trovó il coraggio di scrivere un bigliettino.
Ora, dovete sapere che, in quei tempi antichi, si usava vergare a penna un messaggio carico di romanticismo, pregno della dolcezza tipica di quell’età e carico di profonda spiritualità che recitava pressappoco così:
– Ti vuoi mettere con me (si) (no) –
La parte difficile non era tanto lo scrivere il biglietto (nonostante la metrica complessa), quanto semmai fare in modo che lo stesso arrivasse nelle mani della persona giusta!
Il nostro Diego però aveva ormai deciso, quindi ripiegò con cura il biglietto e lo passó alla sua compagna di banco specificando la destinataria. La compagna di banco era una bambina dolce seppur poco appariscente e aveva talmente preso in simpatia il nostro protagonista da prendere l’abitudine di proteggerlo e difenderlo dalle prese in giro degli altri ragazzini: passó il biglietto al bambino seduto nel banco davanti e scandí il nome della destinataria aggiungendo quello del mittente.
Di lì in poi la letterina scritta dal nostro innamorato partì per un viaggio impervio passando di mano in mano.
Arrivò al solito perfettino, lo spione della classe, che cercó di chiamare subito la maestra perché la venisse a sequestrare.
Fortunatamente si intromise il bambino più gentile di tutti, un vero principino, che gliela strappó di mano e le permise di continuare il giro.
Il bigliettino arrivò infine alla più carina di tutta la classe che però, forse un po’ risentita o forse perché l’essere così carina fin da piccola ti rende inevitabilmente un po’ stronza, la consegnó alla maestra scatenando l’ilarità di tutti e la vergogna del piccolo Diego.
Non tutti però ridevano del nostro innamorato: la dolce compagna di banco infatti, per consolarlo, gli diede un bacio sulla guancia e lo invitò a casa sua quel pomeriggio per fare merenda insieme.
Fu così che il nostro protagonista trovò infine la sua principessa, anche se non era quella prevista e anche se non aveva la stessa ammaliante prosperità! –
Ecco forse questa non è l’ambientazione esatta di Love Letter, però in fondo al cuore ogni volta che ci gioco è esattamente questa la storia che mi sovviene!!
Poi chissà, dopo l’edizione Marvel – il guanto dell’infinito, la prossima ad uscire potrebbe essere questa versione qui!!
Panoramica di gioco
In Love Letter, titolo per 2-6 giocatori della Z-man Games portato in Italia da Asmodee, vestiremo i panni di pretendenti alla mano (e al cuore) della principessa ma non saremo i soli! Dovremo quindi cercare di fare arrivare le nostre lettere d’amore alla bella figlia del Re cercando contemporaneamente di fare fuori tutti gli altri contendenti.
Una componentistica essenziale (un mazzetto di carte ed una manciata di gettoni preferenza) racchiusa in un comodo ed elegante sacchetto di stoffa vellutata ed una meccanica semplice quanto ben collaudata (pesco una carta e gioco una carta) lo rendono il gioco perfetto per una gita tra amici o una serata in famiglia.
I poteri variabili dei vari personaggi richiedono un po’ di memoria e di calcolo delle probabilità per poterli sfruttare al meglio ma non appesantiscono il gioco che rimane assolutamente godibile anche giocato in maniera spensierata.
Insomma un gioco da avere assolutamente nel cassetto per poterlo tirare fuori al bisogno ed assicurarsi così una serata di ben poco romanticismo ma di assicurata caciara!